lunedì 30 gennaio 2012

Siamo la generazione più silenziosa della storia. La nostra discrezione sembra rubata dall'anima di un gatto: senza lasciare tracce passiamo le giornate leggendo, studiando, cantando. Sembra quasi che ci stiamo preparando per qualcosa di importante, ma la verità è diversa: non stiamo facendo niente, non stiamo dicendo niente. Dal gatto abbiamo ereditato la discrezione, ma non l'abilità di afferrare qualcosa al volo; così lasciamo scivolare via la possibilità di strattonare la realtà, scuoterla, aggiungerne voci nuove. Stiamo correndo via come una folata di vento fresco, che però non entra nelle camere, non fa attrito.
Aggrappiamoci. Graffiamo i vetri, distruggiamo le porte. Urliamo, fischiamo
più forte che possiamo, tiriamo via quelle tendine che impediscono la vista di realtà marce, portiamo negli occhi di chi dorme polvere, così che si svegli e guardi, finalmente, il mondo spento che ha intorno. Magari non cambieremo niente, magari rimarrà tutto come prima, ma ci avremo tentato, avremo smosso le acque, avremo fatto oscillare quella barca che adesso è fermamente ancorata all'oleoso fondo pieno di cadaveri.
Smuoviamolo,
facciamo attrito.

Anna

venerdì 20 gennaio 2012

due arterie diverse 
dello stesso cuore;

Anonimo

due foglie cadute
dallo stesso ramo;

mercoledì 18 gennaio 2012


per riempire col secchio il tuo mare,
con la barca di carta,
che non vuole affondare;


Anonimo

Sei ad Alcatraz, fratello

"Fratello, la cosa assurda non è che sono un italiano nel braccio della morte di un carcere di massima sicurezza degli Stati Uniti. La cosa assurda è che tu stai fuori. Che tutti lì fuori siete liberi e state di schifo. Dov'è la tua libertà, tesoro? Nei lager dei quartieri di merda in cui vi hanno ficcato come bestiame, che cosa vi aspettate di diventare, onorevoli? Vi tengono in vita solo perché dovete comprare. Consigli per gli acquisti? Fanculo. E il tuo primo stipendio – quando si decideranno a dartelo – sarà commisurato all’acquisto dei bisogni che ti hanno sparato nel cervello in televisione. Ti senti morire e che ti offrono? Un Magnum. E lo fanno leccare a una ragazza con una lingua da formichiere. Prova a offrirle un cremino e guarda dove ti manda. Così hai una paura fottuta, ma scherzi e fai finta di niente. Finta di niente. Finta di niente. Tuo padre è alcolizzato, finta di niente. Tua madre muore di cancro, finta di niente, finta di niente. Cazzo, forse ho l'Aids. Finta di niente. Fai l'amore con lei e fai finta di niente, perché non hai più niente dentro, niente, non ti hanno lasciato più niente, ti hanno fottuto, ti hanno sbattuto dentro e hanno gettato le chiavi. Chi di noi due è nel braccio della morte? lo o te? Benvenuto ad Alcatraz, tesoro.”
 

Questi sono i monologhi di Jack Folla.
Ogni commento risulta superfluo e banale dopo averne ascoltato uno, dopo essere stati catturati dalla voce magnetica di questo ex DJ prigioniero di Alcatraz, ogni volta cinicamente sprezzante, disincantato come sembra che solo un condannato a morte possa essere, ma che riesce ad interpretare forse nella maniera più realistica la dozzinale realtà che ci circonda.





Di Diego Cugia, dal lunedì al venerdì su Radio 2 alle 21.50, ma le puntate sono tutte scaricabili in podcast sul sito della radio e alcune sono anche su youtube ( qui, o qui)
Ve lo consiglio veramente, è una perla in mezzo a quell'ormai sconfinato mare di mediocrità denominato “mass media”.



Martina Di Franco