giovedì 29 marzo 2012

Imponiti superlativi, ma non lasciare mai che la vita altrui diventi per te un secondo termine di paragone.



quello che non ho sono le tue pistole
per conquistarmi il cielo, per guadagnarmi il sole.

Chiara

mercoledì 28 marzo 2012

 

 
Sono intorno a noi, in mezzo a noi, in molti casi siamo noi a far promesse senza mantenerle mai se non per calcolo, il fine è solo l'utile, il mezzo ogni possibile, la posta in gioco è massima, l'imperativo è vincere e non far partecipare nessun altro, nella logica del gioco la sola regola è esser scaltro: niente scrupoli o rispetto verso i propri simili perché gli ultimi saranno gli ultimi se i primi sono irraggiungibili.
Sono tanti, arroganti coi più deboli, zerbini coi potenti, sono replicanti, sono tutti identici guardali stanno dietro a maschere e non li puoi distinguere. Come lucertole si arrampicano, e se poi perdono la coda la ricomprano. Fanno quel che vogliono si sappia in giro fanno, spendono, spandono e sono quel che hanno.

Agnese Reitano

Sotto le stelle


- Anima mia, tu credi che la primavera tornerà, potrebbe ritornare?
- La primavera torna sempre!
- Non quella. Dico La Primavera: quando mi poggiavi la testa sulla spalla e sentivo il tuo profumo e mi tenevi sempre la mano, come io la tua in un dito, e respiravo al tuo respiro e nei tuoi occhi mi vedevo e nella loro luce leggevo ogni ombra …
- No, anima mia, non tornerà. Il nostro tempo è lineare, non circolare.
- Perché? Non è possibile che si riviva? C’è chi dice che all’infinito due rette parallele s’incontrano perché lo spazio tende a curvarsi. Pure l’orizzonte si ricurva perché il mondo è sferico!
- Non viviamo l’infinito, anima. La mancanza è il senso del nostro essere, del nostro umano esistere. Mancanza di tempi, luoghi, persone, risposte.
- La mancanza, come lo spazio bianco tra il dito di Adamo e Dio!
- Si!
- Ma è forse nell’anelare il segreto dello sfioro …
Che senso avrebbe sennò questa sete costante, questa mancanza?
- Lo sguardo alto del pastore nella lunga notte buia …
Anima mia, devi lasciare andare me ed il tempo passato … Lasciami andare …
- Ma io non posso! Non posso dimenticare! Non posso
lasciarmi scorrere tra le dita quel che sono!
- Lasciami andare … Dobbiamo imparare a lasciare andare …
Quel che ti è ancora necessario rimarrà.
- Mi è necessario l’infinito.
Lo attenderò, anima mia. Perché allora questa parola ancora, “anima”?


Paola Tricomi 

giovedì 15 marzo 2012

E pensare che c'era il pensiero: si può ancora parlare di libertà di pensiero?
Libertà e pensiero: due grandi parole per la nostra cultura così occidentale e tanto attenta al progresso. Ci sentiamo così superiori rispetto alle altre culture... In effetti, per certi versi abbiamo anche ragione. Peccato che per altri, la civiltà di una nazione si misura proprio con il grado in cui il pensiero può esprimersi liberamente. In quanto a libertà di pensiero, noi europei eravamo dei maestri. Basti pensare al grande Voltaire: ''non condivido la tua idea, ma mi batterò fino alla morte perché tu possa esprimerla liberamente''. Credo che oggi più che mai, probabilmente, ci sia bisogno di un Voltaire che ci aiuti a dire la nostra, che ci aiuti a combattere l'oppressione a cui siamo condannati e a cui ci condanniamo. Il pensiero si sta omologando, diventando un unico pensiero di massa. Per questo dico che ci condanniamo, perché volenti o nolenti siamo vittime di questa omologazione generale, culturale. Causa di ciò, a mio avviso, non è che il sistema mediatico, la televisione più specificatamente. E' quella scatola, più o meno spessa, che tutti abbiamo in casa, che ci rende tutti uguali con le sue censure, perché le informazioni che ci arrivano non sono che una parte di tutte quelle di cui dovremmo essere al corrente. Conoscete l'inglese? Bene leggete il Times, Usa Today, Aljazeera, Le Figaro se conoscete il francese e conoscerete nuovi modi di pensare e nuove realtà, filtrate non si sa bene come e perché dai mass-media del nostro paese. Com'è che in Italia, Repubblica Democratica, siamo arrivati alla censura, massima dimostrazione dell'oppressione della libertà di pensiero? In Italia non c'è libertà, perché libertà non significa solo partecipazione, significa anche avere la possibilità di essere informati e di conseguenza poter farsi un'idea personale e poter decidere deliberatamente, senza 'imposizioni di posizioni' a cui veniamo sottoposti inconsciamente. Il livello dei programmi che ci vengono proposti è medio-basso (per me basso e basta), questo perché vogliono che il nostro livello culturale sia altrettanto! Un tempo la Rai stessa trasmetteva commedie, insegnava a scrivere e a leggere con trasmissioni fatte apposta per ridurre l'analfabetizzazione. Ora invece è il contrario, più ignoranti siamo meglio è! Più corruttibili e meno propensi ad una ribellione. Se siamo ignoranti non ci rendiamo conto delle loro manipolazioni né ci rendiamo conto che ci hanno tolto la libertà di pensiero, la libertà di essere informati.
Sono già anni poi, che non sento che brutte notizie al telegiornale. Potrebbe sembrare un'affermazione scontata, ma perché le notizie importanti sono solo quelle negative? Lo spread che si alza, si abbassa e poi si rialza. In giro, per le strade, c'è disinteresse, pessimismo, perché siamo svogliati e annichiliti, il che è assurdo. E' che la gente non ne può più di brutte notizie, non ne può più di sentire solo e solamente la parola CRISI. Eppure non è tutto così buio. Non fanno che criticare le new generations, che hanno bisogno di speranze, di pensare individualmente a costruirsi un futuro migliore.
Nietzsche, Marx, Freud, i grandi maestri del sospetto, ci hanno insegnato che possiamo avere una nostra conoscenza della realtà! C'hanno insegnato ad indagare, a ragionare e a guardare la realtà con sospetto, per trovare la verità che c'è in fondo e non quella che vogliono farci credere! Libertà è potersi ribellare e noi abbiamo le mani legate. O meglio le mani legate ce le hanno coloro i quali vorrebbero ribellarsi e non possono farlo da soli, perché agli altri non interessa, annientati dal qualunquismo, come sono. E ribellarsi da soli, in pochi, è impossibile. Ci vuole un cambiamento. Serve che la gente si disincanti e la smetta di credere a tutto ciò che sente! Che si svegli! Citando Gaber ''Bisogna assolutamente trovare il coraggio di abbandonare i nostri meschini egoismi e cercare un nuovo slancio collettivo magari scaturito proprio dalle cose che ci fanno male, dai disagi quotidiani, dalle insofferenze comuni, dal nostro rifiuto, perché un uomo solo che grida il suo no è pazzo; milioni di uomini che gridano lo stesso no avrebbero la possibilità di cambiare il mondo.'' ''Si può, siamo liberi come l'aria, si può, siamo noi che facciamo la storia, si può! Libertà, libertà, libertà obbligatoria!'' Che paese, che civiltà c'è senza libertà? Sembra quasi di vivere nel '1984 orwelliano' in cui fanno di tutto per eliminare più vocaboli possibili, soprattutto Democrazia e Libertà, degne di essere chiamate psicoreati, in modo da uniformare il pensiero come vuole il partito e non essere più in grado di pensare individualmente. ''Ad esempio, ti facevano dimenticare che prima si fosse alleati di uno stato con cui ora si è in guerra..'', ''Potevano anche farti credere che 2+2 facesse 5, ma quando si trattava di costruire armi allora conveniva credere che facesse 4.''
Io nel 2012, in questo periodo di crisi, vedo tanto progresso tecnologico, che ben venga, ma voglio vedere quello culturale, che invece regredisce. Libertà significa anche sicurezza. E dov'è? Non ce n'è; andare in carcere sta diventando un optional, così come la giustizia! Le mie non vogliono essere solo critiche. Non sto proponendo utopie, ma ciò che ci spetta. Non chiedo la pace nel mondo, ma solo che la parola democrazia venga rispettata, perché ultimamente è calpestata. Vorrei vedere la gente combattere per i propri ideali, denunciare le ingiustizie, le oppressioni, per la libertà del proprio pensiero. Ancora più grave è non averne. Detto questo, concludo con ''Morire per delle idee'' di  De André.             



Morire per delle idee, l'idea è affascinante
per poco io morivo senza averla mai avuta,
perché chi ce l'aveva, una folla di gente,
gridando "viva la morte" proprio addosso mi è caduta.
Mi avevano convinto e la mia musa insolente
abiurando i suoi errori, aderì alla loro fede
dicendomi peraltro in separata sede
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta, va bè
ma di morte lenta.
Approfittando di non essere fragilissimi di cuore
andiamo all'altro mondo bighellonando un poco
perché forzando il passo succede che si muore
per delle idee che non han più corso il giorno dopo.
Ora se c'è una cosa amara, desolante
è quella di capire all'ultimo momento
che l'idea giusta era un'altra, un altro movimento
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta
ma di morte lenta.


Miriam

sabato 10 marzo 2012

 

Sentiti libero di sottrarre mezz'ora al tuo studio della storia di ieri,
 ma sentiti in dovere di ascoltare per mezz'ora la storia di oggi.

Grazie.

Il testo del mese

Venderò la mia sconfitta
a chi ha bisogno
di sentirsi forte
e come un quadro che sta in soffitta
gli parlerò della mia cattiva sorte.

Raffaele è contento
non si è mai laureato
ma ha studiato e guarisce la gente
e mi dice: stai attento
che ti fanno fuori dal gioco
se non hai niente da offrire al mercato!

Venderò la mia rabbia
a tutta quella brava gente
che vorrebbe vedermi in gabbia
e forse allora
mi troverebbe divertente.

Ogni cosa ha un suo prezzo
e nessuno lo sa
quanto costa la mia libertà.

- Edoardo Bennato

Il testo del mese


Gente che vede nelle sconfitte altrui le proprie vittorie.  ( Ed altri che avendolo capito non fan altro che raccontare il proprio dolore, gratuita elargizione di bontà, o compiaciuta beffa della propria arguzia.)
La propria libertà è schiavitù altrui?

Gente che t’investe con lo sguardo, per poi avvicinarsi, offrirti una mano, scusarsi. E poi pretendere qualcosa da te: gente che al tuo “no, mi dispiace, non ho niente da offrirti”, ti gira le spalle e va.
Non avevi niente da regalare, forse, ma avresti voluto condividere qualcosa.
Non avevi nulla da svendere, ma forse ti saresti volentieri dato in prestito.
Nel pieno possesso della tua vita, la tua piena libertà.

Piazze affollate ed angoli di mondo, dove gli sguardi, incrociandosi si sfidano a chi resiste di più.
E poi nel momento in cui abbassi la testa, hai deciso di perdere,senti che qualcuno già punta il dito.
Qualcun altro ride.
Ma sì, lasciaglielo fare.  Non aver paura di ciò che non hai visto.
Volgi pure  lo sguardo alle tue scarpe, consumate dalla tua corsa: in fondo lo sai che non basterà a fermarti. E forse lo sanno anche loro, le loro sono solo risate nervose.
Non basteranno braccia stringendoti, a tenerti fermo.
Non basteranno occhi a convincerti. Non basteranno gesti, non basteranno promesse, non basteranno.
Non basteranno aste, svendite, pegni, non basteranno patti, vincoli o spergiuri.

Non basteranno assegni, contanti, o cambiali.
Le tue scarpe non saranno mai troppo consunte, mai troppo per smettere di correre.
Se ad un incrocio vedrai l’ennesimo mercato delle anime, scappa ancora per l’ennesima volta;
se su un marciapiede vedrai l’ennesimo venditore ambulante con la sua solita offerta del giorno, fuggi ancora un’ultima volta;
se un bel giorno, ovunque tu sia arrivato, ti ritroverai circondato da persone che non ti han posto  nessuna domanda eppure ti sorridono, allora fermati, anche solo per un attimo.
Non essere loro schiavo non implica essere schiavo di te stesso.

Chiara Carastro

venerdì 9 marzo 2012

"Winston, come fa un uomo a esercitare il potere su un altro uomo?"
Winston rifletté. "Facendolo soffrire" rispose.
"Bravo, facendolo soffrire. Non è sufficiente che ci obbedisca. Se non soffre, come facciamo a essere certi che non obbedisca alla nostra volontà, ma alla sua? Potere vuol dire infliggere dolore e umiliazione. Potere vuol dire ridurre la mente altrui in pezzi che poi rimetteremo insieme nella forma che ci parrà più opportuna."

George Orwell 

Tema del mese

Libertà. Si sono sempre dette molte cose sulla libertà; essa ha cambiato spesso nome, volto, colore. Ciò che ciascuno di noi dovrebbe chiedersi è: - Cos’è per me la libertà? Qual è in fondo la mia libertà?
Ciascuno troverà nella sua libertà la libertà di essere ciò che è. La libertà di realizzarsi come uomo. Di essere uomo. E poiché caratteristica dell’uomo è il pensiero, ciascuno troverà che la sua prima esigenza di libertà è quella di pensare, di esprimersi, di condividere opinioni, di imparare dalle opinioni altrui. La libertà, nei fatti, consiste nell’aver facoltà di fare tutto questo, e nell’avere stimoli adeguati e spazi convenuti per farlo. Questo blog vuole offrire uno spazio adeguato a quanti sentono di avere qualcosa da dire, ma non sono pienamente liberi di dirlo perché non è espressamente chiesto né permesso loro di farlo.
Questo blog vuole dare uno stimolo a quanti si nascondessero dietro l’apparenza di una scarsa fantasia: in aggiunta a tutte le idee che ciascuno vorrà elaborare in queste pagine, il blog propone un argomento del mese che focalizzi l’attenzione su un tema di carattere etico, politico, sociale.

Il primo tema proposto è proprio la libertà di pensiero. Quanto influisce la società sul nostro modo di pensare? Di quali mezzi dispone per farlo? E, soprattutto, fino a che punto ce ne rendiamo conto?  

Gabriele Pulvirenti

Tema del mese



 
Dicono che non sia mai troppo tardi.

Dicono.

In realtà dicono parecchie cose,  un giorno "l'unione fa la forza",  l'altro "chi fa da sé, fa per tre".
E magari ti ritrovi un giorno circondato da gente che ti trascina, chi per un braccio, chi per un altro, e sembrano piuttosto convincenti nel dirti che "ti amano" ... "Ti amano." Sanno sempre cosa dire.
Poi ti ritrovi da solo, di fronte al tuo specchio, con la tua vita in un pugno, e nell'altro un po' di cenere, le loro foto bruciate con le loro dediche e le loro promesse. Oh, sì, sanno sempre cosa dire.

Io non so sempre cosa dire, anzi.
Certo, se imparassi un altro centinaio di luoghi comuni, probabilmente avrei la possibilità di avviare ovunque e in qualsiasi circostanza una buona conversazione. Una buona conversazione: una di quelle che può dilungarsi per ore ed ore e non riferire nulla.
Una "conversazione" insomma, puro e semplice intrattenimento.
Una conversazione potrebbe essere un'ottima alternativa per chi, come me, non è capace di raccontare le barzellette.
Ma in realtà ho spesso preferito il silenzio alle conversazioni, ed anche oggi non sono qui per parlarti del ciclone o del tornado, di stagioni che si allungano, che si accorciano, o del mio dubbio che in questo continuo accorciarsi o allungarsi potrebbero spezzarsi, come tutti gli elastici che da bambina, hanno minacciato di tagliarmi qualche dito.

Sarà che è marzo, e che nell'attingere al mio bagaglio di luoghi comuni, mi giustificherò dicendo che non è mai troppo tardi.

Quando il cogitoergosum nacque nella mia testa, non ricordo se fosse agosto, o già settembre.
Nacque come l'ennesima fantasia, un'idea lampo, procrastinata all'ennesimo domani.
Un domani che è già diventato ieri da qualche mese, assurdo crederci conoscendomi.
Ricordo che "il tema del mese", nacque, se non qualche istante dopo, simultaneamente al blog che ancora non aveva un nome: sarà poi Cartesio, sulla bocca di Messina, a suggerirmelo.
Il blog era un foglio bianco per chi odiava prassi, quesiti e giudizi.
Per chi ha sempre avuto un debole per i prati e le mattonelle, per chi ha un debole per i sorrisi, per i deboli sorrisi, per chi è debole ma nonostante sorride, per chi sorride e per chi vorrebbe poterlo fare.
Il tema del mese era una domanda vaga e più o meno banale che non accusasse nessuno per essere uscito fuori tema. Una domanda molesta per chi ha sempre giustificato il suo silenzio dicendo "non ho nulla da dire", per chi si è abituato a i luoghi comuni, si è adagiato, ed aspetta, aspetta qualcosa.
Per chi non sa cosa aspettarsi, ma aspetta.
Per chi aspetta, ma nell'attesa non s'è fermato.
Per chi si è fermato, e sta chiedendo informazioni alla stazione.
Per chi si lamenta perché i treni qua, non rispettano mai gli orari prestabiliti.
Per chi ha smesso di aspettare, o non l'ha mai fatto ma corre perché ha capito che non ci sono tempi.
Per te che corri, e per me che aspetto correndo.
Per chi rifugge i luoghi comuni, o per chi li adopera, per chi sa poco di sé, ma ha un'unica certezza: sa di non essere un luogo comune, e non c'è eventualità che disprezza maggiormente.

Il tema del mese è una domanda un po' vaga, una domanda che non condanna i fuori tema, i fuori luogo, i fuori tempo: per chi crede che la vita vada oltre pretesti, spazi e momenti.
Questo mese il tema, è stato suggerito da Gabriele Pulvirenti, che ringrazio vivamente per il suo appoggio e per i suoi numerosi apporti al Blog, che insieme a me gestisce con un entusiasmo davvero encomiabile :). Accanto ad uno spunto letterario, vi proponiamo uno spunto musicale.

Ricordo infine, per chi l'abbia dimenticato o non l'abbia mai letto che il cogitoergosum ha una mail a disposizione di chiunque voglia scrivere, e che basta questo per esserne parte attiva.
cogitoergosumBlog@hotmail.it
Inviate con una mail e le  vostre parole, ne basterebbe una, soltanto un link, una foto.

Grazie !

 Chiara Carastro