giovedì 15 marzo 2012

E pensare che c'era il pensiero: si può ancora parlare di libertà di pensiero?
Libertà e pensiero: due grandi parole per la nostra cultura così occidentale e tanto attenta al progresso. Ci sentiamo così superiori rispetto alle altre culture... In effetti, per certi versi abbiamo anche ragione. Peccato che per altri, la civiltà di una nazione si misura proprio con il grado in cui il pensiero può esprimersi liberamente. In quanto a libertà di pensiero, noi europei eravamo dei maestri. Basti pensare al grande Voltaire: ''non condivido la tua idea, ma mi batterò fino alla morte perché tu possa esprimerla liberamente''. Credo che oggi più che mai, probabilmente, ci sia bisogno di un Voltaire che ci aiuti a dire la nostra, che ci aiuti a combattere l'oppressione a cui siamo condannati e a cui ci condanniamo. Il pensiero si sta omologando, diventando un unico pensiero di massa. Per questo dico che ci condanniamo, perché volenti o nolenti siamo vittime di questa omologazione generale, culturale. Causa di ciò, a mio avviso, non è che il sistema mediatico, la televisione più specificatamente. E' quella scatola, più o meno spessa, che tutti abbiamo in casa, che ci rende tutti uguali con le sue censure, perché le informazioni che ci arrivano non sono che una parte di tutte quelle di cui dovremmo essere al corrente. Conoscete l'inglese? Bene leggete il Times, Usa Today, Aljazeera, Le Figaro se conoscete il francese e conoscerete nuovi modi di pensare e nuove realtà, filtrate non si sa bene come e perché dai mass-media del nostro paese. Com'è che in Italia, Repubblica Democratica, siamo arrivati alla censura, massima dimostrazione dell'oppressione della libertà di pensiero? In Italia non c'è libertà, perché libertà non significa solo partecipazione, significa anche avere la possibilità di essere informati e di conseguenza poter farsi un'idea personale e poter decidere deliberatamente, senza 'imposizioni di posizioni' a cui veniamo sottoposti inconsciamente. Il livello dei programmi che ci vengono proposti è medio-basso (per me basso e basta), questo perché vogliono che il nostro livello culturale sia altrettanto! Un tempo la Rai stessa trasmetteva commedie, insegnava a scrivere e a leggere con trasmissioni fatte apposta per ridurre l'analfabetizzazione. Ora invece è il contrario, più ignoranti siamo meglio è! Più corruttibili e meno propensi ad una ribellione. Se siamo ignoranti non ci rendiamo conto delle loro manipolazioni né ci rendiamo conto che ci hanno tolto la libertà di pensiero, la libertà di essere informati.
Sono già anni poi, che non sento che brutte notizie al telegiornale. Potrebbe sembrare un'affermazione scontata, ma perché le notizie importanti sono solo quelle negative? Lo spread che si alza, si abbassa e poi si rialza. In giro, per le strade, c'è disinteresse, pessimismo, perché siamo svogliati e annichiliti, il che è assurdo. E' che la gente non ne può più di brutte notizie, non ne può più di sentire solo e solamente la parola CRISI. Eppure non è tutto così buio. Non fanno che criticare le new generations, che hanno bisogno di speranze, di pensare individualmente a costruirsi un futuro migliore.
Nietzsche, Marx, Freud, i grandi maestri del sospetto, ci hanno insegnato che possiamo avere una nostra conoscenza della realtà! C'hanno insegnato ad indagare, a ragionare e a guardare la realtà con sospetto, per trovare la verità che c'è in fondo e non quella che vogliono farci credere! Libertà è potersi ribellare e noi abbiamo le mani legate. O meglio le mani legate ce le hanno coloro i quali vorrebbero ribellarsi e non possono farlo da soli, perché agli altri non interessa, annientati dal qualunquismo, come sono. E ribellarsi da soli, in pochi, è impossibile. Ci vuole un cambiamento. Serve che la gente si disincanti e la smetta di credere a tutto ciò che sente! Che si svegli! Citando Gaber ''Bisogna assolutamente trovare il coraggio di abbandonare i nostri meschini egoismi e cercare un nuovo slancio collettivo magari scaturito proprio dalle cose che ci fanno male, dai disagi quotidiani, dalle insofferenze comuni, dal nostro rifiuto, perché un uomo solo che grida il suo no è pazzo; milioni di uomini che gridano lo stesso no avrebbero la possibilità di cambiare il mondo.'' ''Si può, siamo liberi come l'aria, si può, siamo noi che facciamo la storia, si può! Libertà, libertà, libertà obbligatoria!'' Che paese, che civiltà c'è senza libertà? Sembra quasi di vivere nel '1984 orwelliano' in cui fanno di tutto per eliminare più vocaboli possibili, soprattutto Democrazia e Libertà, degne di essere chiamate psicoreati, in modo da uniformare il pensiero come vuole il partito e non essere più in grado di pensare individualmente. ''Ad esempio, ti facevano dimenticare che prima si fosse alleati di uno stato con cui ora si è in guerra..'', ''Potevano anche farti credere che 2+2 facesse 5, ma quando si trattava di costruire armi allora conveniva credere che facesse 4.''
Io nel 2012, in questo periodo di crisi, vedo tanto progresso tecnologico, che ben venga, ma voglio vedere quello culturale, che invece regredisce. Libertà significa anche sicurezza. E dov'è? Non ce n'è; andare in carcere sta diventando un optional, così come la giustizia! Le mie non vogliono essere solo critiche. Non sto proponendo utopie, ma ciò che ci spetta. Non chiedo la pace nel mondo, ma solo che la parola democrazia venga rispettata, perché ultimamente è calpestata. Vorrei vedere la gente combattere per i propri ideali, denunciare le ingiustizie, le oppressioni, per la libertà del proprio pensiero. Ancora più grave è non averne. Detto questo, concludo con ''Morire per delle idee'' di  De André.             



Morire per delle idee, l'idea è affascinante
per poco io morivo senza averla mai avuta,
perché chi ce l'aveva, una folla di gente,
gridando "viva la morte" proprio addosso mi è caduta.
Mi avevano convinto e la mia musa insolente
abiurando i suoi errori, aderì alla loro fede
dicendomi peraltro in separata sede
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta, va bè
ma di morte lenta.
Approfittando di non essere fragilissimi di cuore
andiamo all'altro mondo bighellonando un poco
perché forzando il passo succede che si muore
per delle idee che non han più corso il giorno dopo.
Ora se c'è una cosa amara, desolante
è quella di capire all'ultimo momento
che l'idea giusta era un'altra, un altro movimento
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta
ma di morte lenta.


Miriam

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