martedì 28 febbraio 2012

Le regole e i sogni nel gioco della vita

La lingua è il modo in cui ci esprimiamo. Questo vuol dire due cose: innanzitutto che deve essere elegante, bella nella sua espressione, perché è la nostra espressione; e poi, cosa altrettanto importante, che deve essere incisiva, eloquente ed espressiva, deve riuscire a trarre fuori al meglio e direttamente dal nostro cuore quello che vogliamo dire. Chi non riesca a coniugare questi due aspetti della lingua produrrà un discorso ora scabro, ora vano. Queste due caratteristiche della lingua hanno trovato due sbocchi distinti: lo scritto e il parlato. Così la lingua scritta è precisa ed elegante, perché segue delle regole e segue un’estetica, mentre quella parlata è espressiva perché tende a privilegiare l’autenticità del messaggio alla forma. Dunque nello scritto è sempre auspicabile una maggiore correttezza; nel parlato un’espressività più coinvolgente.
Proviamo a fare un parallelismo un po’ ardito con qualcosa che ci riguardi ancor più da vicino: la condotta nella vita. Proviamo ad associare alla lingua scritta la vita reale, e i sogni di ciascuno alla lingua parlata: anche i sogni prediligono una comunicazione diretta e passionale come veicolo di espressione, essi servono infatti a farci conoscere ciò che vogliamo davvero, e non già a realizzarlo in via definitiva; la vita reale è invece il banco di prova della nostra condotta, è la scelta formale con cui esprimiamo i nostri sentimenti e li incidiamo indelebilmente nella memoria. E questa scelta formale può essere volgare e squilibrata, oppure accurata ed elegante: la differenza sta nel seguire o meno i canoni estetici (‘linguistici’) che una società impone. Nel sottostare di buon grado alle regole, dunque. E così avremo senza regole un’esistenza scabra, senza sogni un’esistenza vana. La vita ci sfida ad elaborare uno stile di condotta personale, elegante e distinto, piacevole e bello per quanto possibile, nei limiti di strette norme di comportamento, condivise dalla società. La vita ci sfida a essere originali senza essere trasgressivi. E ci invita a stare al gioco.
Gabriele Pulvirenti


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