venerdì 15 giugno 2012

murales;


 


Da un semplice profilo ad un capolavoro: parole d’ordine perseveranzapassione.
Sottile è d’altronde il confine tra passione e perseveranza. La passione è perseveranza, e la perseveranza non esiste se non mossa dalla passione.
Prima un profilo, poi una linea, poi l’universo è esploso.
Siamo rimasti là a scorgere i profili, e ci siamo stupiti: un’unica linea ha unito uomini, animali, alberi, note musicali. E chissà quante cose scorgeremo ancora, quando per caso o per volontà c’imbatteremo di nuovo di fronte al murales.

E chissà quanta gente ci abbiamo già visto e ci vedremo, chissà quale titolo abbiamo dato a quel libro, e quale nome abbiamo dato all’universo che ci scoppia dentro, a quel fuoco artificiale polvere da sparo.
Ci siamo chiesti, che significato avrà? Ed abbiamo cercato una risposta.
Ci siamo accontentati di ammirarlo, abbiamo chiesto spiegazioni.
(…)
Quel murales non è pura astrazione, non è un caso, è una risposta.
Ecco che il talento varca la soglia della genialità: il talento produce arte, la genialità impernia l’arte di un fine che va oltre il godimento immediato.

È una  risposta.

La risposta alla domanda. Quella che ci saremo posti un po’ tutti, quella che ci accomuna … A che diamine serve il classico?

Ecco che il murales è risposta, risposta e segreto.
Ed io vi svelo il segreto che c’ho nascosto dentro, vi svelo la mia risposta.
Mi fido. :3

Noi abbiamo gli occhi verdi, verde speranza.
Noi nel futuro ci crediamo e per questo abbiamo scelto il classico. Noi crediamo ancora. Non tutti sappiamo di preciso in cosa, ma crediamo.

Il classico è la linea: dal greco al latino, dal latino a tutte le altre letterature.
Nel corso della storia, una ed unica, diverse lingue hanno descritto sempre le stesse immagini, le stesse emozioni, le stesse paure, i conseguenti tremori, le stesse passioni, i conseguenti tremori.
(Dannazione, quanto tremiamo.)
Non credete all’idiozia di chi vi dice che una lingua è morta, e che per questo non vale la pena studiarla. Tutte le lingue periranno... fosse solo la lingua a morire.
La lingua è linguaggio, la lingua è un velo.
Traduciamo, o facciamo tradurre, solo per scoprire questo velo.
La lingua è solo un segno distintivo, un’altra, una propria identità.
Un linguaggio con cui condividersi.
Le lingue muoiono, come la gente, ma l’umanità che si nasconde dietro ad una lingua, quella non muore.
L’umanità è quella che il classico ci porta a scoprire.
L’umanità è amore, è l’amore di Saffo, è l’inquietudine, l’inquietudine d’Orazio o di un Foscolo, è utopia, l’utopia di un Machiavelli, è la disillusione, la disillusione di Baudelaire.
L’umanità è una realtà eterna, mentre l’uomo è una realtà fugace.
È quando ci affacciamo sull’eternità, che diventiamo parte integrante di un tutto, che non tramonta mai.
E l’universo esplode.
Ci esplode dentro.
Ci esplodono dentro mondi distanti anni luce, distanti secoli, distanti chilometri, distanti civiltà. Ci sentiamo umani, uomini che sono sempre vissuti, che hanno sempre vissuto delle stesse cose.

Questo è il segreto del classico: non tanto la traduzione di un ως , che di solito è affidata al caso, ma la traduzione di sogni, storie, emozioni ed idee che si sono eternate attraverso gli ως.
E che in qualche modo eterneranno anche noi.
È un valicare la soglia del tempo, dello spazio, delle età.
Entrare a far parte di un aetas senza tempo, liberarci dei nostri limiti, scoprirli mere fantasie.
I limiti che siamo noi ad imporci: soltanto garanzie.
I " non posso" che ci difendono da ogni biasimo quando decidiamo di non spingerci più oltre.
I limiti che l'esistenza c'impone, i limiti reali, sono delle prove: gli uomini sui nostri libri le hanno sostenute e le hanno superate lasciando un eterna traccia della loro vita fugace. Lasciando un ricordo.


E grazie Laura, per il tuo ricordo.
Riguarderemo il tuo murales, il vostro murales, nei prossimi anni e magari ci sorprenderemo ancora.
Magari capiremo, se non l’abbiamo già fatto, magari ci scorgeremo dentro altre cose, che ora non riusciamo a vedere.
 Spero che tu possa continuare a lasciare traccia del tuo passaggio, che tu possa continuare a firmare con le tue pennellate, la tua storia. Lo auguro a te, che credi nell’arte e con l’arte ti firmi,come a tutti gli altri, che in qualcosa pur crederanno, e che con questo qualcosa, proseguendo nel loro cammino, lasceranno le loro impronte.
Grazie per essere stata parte della nostra storia.


“È una ragazza che si approccia alle materie umanistiche, filosofia, o letteratura ad esempio. Studiando, si affaccia sull’universo: tante cose diverse legate tutte da uno stesso filo, che imprescindibilmente la lega al mondo”. - Laura Percolla.


Chiara Carastro; foto di Luisa Flannery e Alessandra Sorbello;

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