Da un semplice
profilo ad un capolavoro: parole d’ordine perseveranza e passione.
Sottile è
d’altronde il confine tra passione e perseveranza. La passione è perseveranza,
e la perseveranza non esiste se non mossa dalla passione.
Prima un
profilo, poi una linea, poi l’universo è esploso.
Siamo rimasti là
a scorgere i profili, e ci siamo stupiti: un’unica linea ha unito uomini,
animali, alberi, note musicali. E chissà quante cose scorgeremo ancora, quando
per caso o per volontà c’imbatteremo di nuovo di fronte al murales.
E chissà quanta
gente ci abbiamo già visto e ci vedremo, chissà quale titolo abbiamo dato a
quel libro, e quale nome abbiamo dato all’universo che ci scoppia dentro, a quel
fuoco artificiale, polvere da sparo.
Ci siamo
chiesti, che significato avrà? Ed abbiamo cercato una risposta.
Ci siamo
accontentati di ammirarlo, abbiamo chiesto spiegazioni.
(…)
Quel murales non
è pura astrazione, non è un caso, è una risposta.
Ecco che il
talento varca la soglia della genialità: il talento produce arte, la genialità
impernia l’arte di un fine che va oltre il godimento immediato.
È una risposta.
La risposta alla
domanda. Quella che ci saremo posti un po’ tutti, quella che ci accomuna … A che
diamine serve il classico?
Ecco che il
murales è risposta, risposta e segreto.
Ed io vi svelo
il segreto che c’ho nascosto dentro, vi svelo la mia risposta.
Mi fido. :3
Noi nel futuro
ci crediamo e per questo abbiamo scelto il classico. Noi crediamo ancora. Non
tutti sappiamo di preciso in cosa, ma crediamo.
Il classico è la
linea: dal greco al latino, dal latino a tutte le altre letterature.
Nel corso della
storia, una ed unica, diverse lingue hanno descritto sempre le stesse immagini,
le stesse emozioni, le stesse paure, i conseguenti tremori, le stesse passioni,
i conseguenti tremori.
(Dannazione,
quanto tremiamo.)
Non credete
all’idiozia di chi vi dice che una lingua è morta, e che per questo non vale la pena studiarla. Tutte le lingue periranno... fosse solo la lingua a morire.
La lingua è linguaggio,
la lingua è un velo.
Traduciamo, o
facciamo tradurre, solo per scoprire questo velo.
La lingua è solo
un segno distintivo, un’altra, una propria identità.
Un linguaggio
con cui condividersi.
Le lingue
muoiono, come la gente, ma l’umanità che si nasconde dietro ad una lingua,
quella non muore.
L’umanità è
quella che il classico ci porta a scoprire.
L’umanità è
amore, è l’amore di Saffo, è l’inquietudine, l’inquietudine d’Orazio o di un
Foscolo, è utopia, l’utopia di un Machiavelli, è la disillusione, la
disillusione di Baudelaire.
L’umanità è una
realtà eterna, mentre l’uomo è una realtà fugace.
È quando ci
affacciamo sull’eternità, che diventiamo parte integrante di un tutto, che non
tramonta mai.
E l’universo
esplode.
Ci esplode
dentro.
Ci esplodono
dentro mondi distanti anni luce, distanti secoli, distanti chilometri, distanti
civiltà. Ci sentiamo umani, uomini che sono sempre vissuti, che hanno sempre vissuto delle stesse cose.
Questo è il
segreto del classico: non tanto la traduzione di un ως , che di solito è affidata al caso, ma la traduzione di sogni, storie, emozioni ed idee che si sono eternate attraverso gli ως.
E che in qualche
modo eterneranno anche noi.
È un valicare la
soglia del tempo, dello spazio, delle età.
Entrare a far
parte di un aetas senza tempo, liberarci dei nostri limiti, scoprirli mere
fantasie.
I limiti che siamo noi ad imporci: soltanto garanzie.
I " non posso" che ci difendono da ogni biasimo quando decidiamo di non spingerci più oltre.
I limiti che l'esistenza c'impone, i limiti reali, sono delle prove: gli uomini sui nostri libri le hanno sostenute e le hanno superate lasciando un eterna traccia della loro vita fugace. Lasciando un ricordo.
I limiti che siamo noi ad imporci: soltanto garanzie.
I " non posso" che ci difendono da ogni biasimo quando decidiamo di non spingerci più oltre.
I limiti che l'esistenza c'impone, i limiti reali, sono delle prove: gli uomini sui nostri libri le hanno sostenute e le hanno superate lasciando un eterna traccia della loro vita fugace. Lasciando un ricordo.
E grazie Laura,
per il tuo ricordo.
Riguarderemo il
tuo murales, il vostro murales, nei prossimi anni e magari ci sorprenderemo
ancora.
Magari capiremo,
se non l’abbiamo già fatto, magari ci scorgeremo dentro altre cose, che ora non
riusciamo a vedere.
Spero che tu possa continuare a lasciare traccia
del tuo passaggio, che tu possa continuare a firmare con le tue pennellate, la
tua storia. Lo auguro a te, che credi nell’arte e con l’arte ti firmi,come a
tutti gli altri, che in qualcosa pur crederanno, e che con questo qualcosa,
proseguendo nel loro cammino, lasceranno le loro impronte.
Grazie per
essere stata parte della nostra storia.
“È una
ragazza che si approccia alle materie umanistiche, filosofia, o letteratura ad
esempio. Studiando, si affaccia sull’universo: tante cose diverse legate tutte
da uno stesso filo, che imprescindibilmente la lega al mondo”. - Laura Percolla.
Chiara Carastro; foto di Luisa Flannery e Alessandra Sorbello;
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