martedì 19 giugno 2012

Facebook- il mascherato bisogno di fuggire il vuoto

Di norma aborrisco le posizioni radicali, gli assoluti. Ma oggi voglio divertirmi a costruire una posizione radicale su un argomento tanto alla portata di tutti da sembrare naturale, scontato.
-Che cos'è facebook? Questa è la domanda. -Che cos'è facebook per ciascuno di noi?
Facebook è, in fondo, un intrattenimento che riempie i buchi della giornata; ci rifugiamo su facebook quando non pensiamo di avere qualcosa di urgente da fare, quando siamo svogliati. Esso riempie quelle parti del giorno che altrimenti rimarrebbero bianche nel nostro immaginario. Una calamita anti-noia che ci attira come il cibo. Ne abbiamo bisogno, è un'interfaccia con il mondo, che ci tiene vivi e ci fa sapere che esiste qualcun altro nel mondo, e che continua ad esistere anche quando è lontano da noi e che soprattutto è sempre a nostra disposizione, sempre pronto a distrarci. 
Ma questo bisogno degli altri non è genuino, in quanto molto più simile a un bisogno di distrazione, bisogno di resettare il sistema per dimenticarsi del resto. Il bisogno degli altri, di altre persone, vive e presenti, viene storpiato e diventa bisogno di uno schermo, di una tastiera su cui battere nervosamente, un mouse da dirigere dove si vuole, da dominare, da possedere.
Facebook è un indispensabile possesso per persone vuote: vuote di interessi, vuote di entusiasmi da cui lasciarsi trasportare verso fonti di vita più umane, verso esperienze dirette. Facebook è il prodotto di una civiltà della maschera, in cui pur di non guardare negli occhi una persona, le si cancella il viso, riducendola a uno schermo, e frapponendovi un filtro, una protezione. Una protezione dal contatto umano da cui temiamo di essere feriti e di cui non ci sentiamo all'altezza.
Quando sono di fronte a facebook cos'è che ho, cos'è che mi manca? Mi mancano interessi, mi manca il calore delle singole persone. In compenso ho un'accozzaglia di voci, soffocate in fastidiosi bip di messaggi telegrafici, privi di emozioni, privi di rabbia, di pianto, di sorrisi. Tutto si riduce a una comunicazione stilizzata e defraudata del sentimento, dell'intesa, del contatto umano.
Gabriele Pulvirenti

1 commento:

  1. Credo che facebook sia un mezzo di grande utilità , se usato in maniera intelligente. Ma il contatto fisico è senz'altro insostituibile . Le emozioni che si possono trasmettere con un semplice sguardo , con un sorriso , il sentire il calore di una persona ... be' sono sensazioni speciali . Passare la propria vita davanti ad uno schermo non è vivere bensì è nascondersi , dietro una maschera : senza guardare una persona negli occhi è più facile mentire , farle credere ciò che vuoi . Pertanto concordo pienamente con te!

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